Vittoria sul Castel Rigone e promozione raggiunta matematicamente
di Daniele Bovi
Dopo un anno il Perugia torna a riveder le stelle. L’inferno del dilettantismo è matematicamente alle spalle e ad accompagnare i Grifoni fuori dall’inferno non c’è Virgilio bensì la dea Eupalla (la divinità del calcio uscita dalla penna di Gianni Brera), che nella sua grandiosità ha voluto regalare un pomeriggio da ricordare a tifosi e giocatori. Un carico di emozioni che la dea regala a un popolo, quello biancorosso, che per troppi anni ha masticato amaro tra anonimato e umiliazioni. In Curva Nord, cuore pulsante del calcio cittadino, scorrono lacrime, ma stavolta sono di gioia. Centinaia di tifosi si riversano in Corso Vannucci, l’ultima volta fu l’estate scorsa per protestare nei giorni terribili del fallimento. Stavolta invece ci sono le bandiere, la gioia, la Fontana Maggiore vestita a festa.
Una partita da infarto All’inizio del secondo tempo c’era un Perugia annaspante sotto di due gol, alla fine sarà Alessandro Corallo a far esplodere lo stadio con un gran destro su punizione. Fu lui a segnare contro il Sansepolcro all’inizio del campionato, e domenica è stato sempre lui a mettere la parola fine sul campionato. Un gol che segna la rinascita dell’uomo e dello sportivo. Prima, ci aveva pensato Bartolini a rimettere in carreggiata un Perugia deragliato con un rigore pesantissimo e con il tocco ravvicinato del 2-2. Battistini, sicuro di ribaltare il risultato, alla fine del primo tempo l’aveva detto ai suoi negli spogliatoi: «Sarà un pomeriggio che racconterete ai nipotini». Damaschi era stato molto più duro: «Dovete vincere o stavolta la pagate». «Sono stato troppo duro – dirà poi un Damaschi felicissimo – mi sono scusato».
Il ricordo di Perugia-Verona La memoria torna a 15 anni fa esatti. Al Curi si giocava Perugia-Verona, partita decisiva per la promozione in A. Anche allora un Perugia, quello di Galeone, che da alcune settimane difettava nelle gambe faticò tantissimo per battere il Verona. Anche allora finì 3-2 con un gol di Marco Negri allo scadere. Nel 1996 così il Perugia tornava tra i grandi dopo 15 anni, impresa replicata nel 2011 dai Grifoni di Damaschi, primo artefice della cavalcata vincente. «Speriamo – dice Damaschi fradicio di champagne – che questo sia il primo mattone dell’opera di ricostruzione della dignità del calcio perugino». E se l’obiettivo dichiarato in estate era tornare in C1 in tre anni, ora il presidente si sbilancia: «Proveremo in due anni, altrimenti – scherza – Fedeli poi si arrabbia. Fino al 15 luglio però, viste le possibili defezioni, dubito che sapremo se giocheremo in C1 o in C2».
Battistini: tutto fantastico L’altro artefice della vittoria, giocatori a parte, è il condottiero della truppa Pierfrancesco Battistini, sorridente come non mai: «E’ stato tutto fantastico, pure la sofferenza». Dopo aver ringraziato giocatori e staff, Battistini ripercorre la stagione sottolineando l’ottimo lavoro fatto «in tempi ridottissimi e con margini di errore bassi: qui dobbiamo vincere e non partecipare. Oggi questa partita è stata la fotografia perfetta della stagione». Sofferenza, grinta e talento che, a dosi variabili, non sono mancate in tutte le partite. Inevitabile parlare di futuro: «Andava vinto il campionato e ci siamo riusciti – dice Battistini – se non accade l’impensabile mi godo un altro anno di stress qui da voi». Giovedì a Lanciano il Perugia si giocherà la Coppa Italia contro la Turris e Battistini garantisce che «i giocatori hanno ancora fame». Un double che renderebbe meno amara l’umiliazione del fallimento e della serie D.
Damaschi: dedica a figli e famiglia Oggi però la festa vince su tutto. «Dedico questa vittoria – dice Damaschi – innanzitutto ai miei figli e a mia moglie ai quali ho sottratto molto tempo. Sono stati loro i primi a credere in questo progetto all’inizio traballante. Subito si sono uniti Giuseppe Rossi ed altri, e Franco Fedeli ha dato una mano con la sua passione. Vincere oggi contro l’avversaria che ci ha fatto sudare sette camicie è la ciliegina sulla torta. Io però non ho mai dubitato che avremmo vinto, neanche nei momenti più difficili. Ora però facciamo festa e pensiamo a vincere la Coppa Italia». Prima però, la meritata festa di una città intera.